domenica 22 aprile 2012


Ventenne, Maria Grazia si trasferisce a Roma ma mal sopporta i ritmi imposti dalla vita della città, così durante una breve vacanza giunge nelle Alpi orientali: la terra natale di sua madre. E’ una terra di confine anch' essa isolata dal mondo esterno, non più dall' acqua ma da montagne interrotte da valichi che permettono di comunicare con altre realtà. Qui l’artista può ora calpestare i prati dei nostalgici racconti materni . In questo ambiente così diverso ma nel contempo selvaggio e attraente ella ritrova il suo essere bambina e la sua sopita creatività. Esplora i boschi, i letti dei torrenti, affascinata dalle forme inusuali degli alberi somiglianti ad austeri esseri, comincia a raccogliere e sperimentare le tecniche di conservazione delle fibre vegetali. Per anni lavora ai suoi quadri, quando è soddisfatta del risultato si dedica ad altra ricerca.

Nascono così i suoi gioielli in cui si mescolano semi, argenti antichi, coralli 
                                                                                             
Incontra altre artiste ed assieme costituiscono il gruppo “Donne del bosco” aderente al manifesto del movimento “Art in nature”. 
 
In seno a questo gruppo Maria Grazia trova finalmente il senso della sua ricerca. Quasi avesse da sempre modellato animali, figure, insetti, le sue mani intrecciano, legano, tirano, piegano. Liane, muschio, rami di betulla così leggeri e fragili, edera e fieno prendono quasi vita.. Il bosco così si anima di presenze inaspettate creando stupore ed interesse. In una sola stagione il percorso all' aperto lungo il quale ha disposto le sue sculture registra tremila visitatori, con relativi lusingheri commenti. 
 
Le forme evocate sono spesso drammatiche, come nel “Pianto di tutte le madri” realizzato nel parco di San Vito al Tagliamento all'ingresso di un rifugio antiaereo, dove da una bocca urlante si possono scorgere fieno e liane che rievocano resti umani insepolti, affioranti da un letto di foglie. Alle Torrate di Chions ,nella manifestazione “Arti nel bosco” una grande mantide religiosa realizzata col mu-schio divora una scultura di fieno che rappresenta un uomo. Nel parco del Cormor a Udine accanto al fiume un “Caronte di muschio “trasporta su una zattera di bambù verde uno scheletro realizzato con bambù secco. 

 Di questi interventi sul territorio rimane un’ efficace descrizione realizzata per la rassegna individuale che ha coinvolto l'intero nucleo insediativo di Porzus nella pedemontana del Friuli: